Otto Vaenius, Amorum emblemata (1608)

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Cupidine alla giouentu


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Cupidine alla giouentu.
Albor che del mio foco vn eor si accende.
l’Alma voce di Dio viene ad effeto
Che di crescer al mondo impone e apprende
Voce d’alto poter, d’ardente affeto
Tutto cio che nel mondo si comprende
d’Obedir à mia legge vieu costretto
Adunque non è biasmo, adunque lice
Sentir del dolce Amor non e disnore,

Seguir l’erme d’Amor non e disnore,
Commandato ci vien dal sommo Iddio,
Domo ogn’ altro poter l’ Doi d’Amore ,
E desto in voi di generar desio.
Sanno i quatro elementi il mio valore ,
Riceuon le mie leggi, e il mio bel fio,
Seguon’ Amor’ i Brutti in dolci paci,
E gl’ animali di raggion capaci.

Senton gl’ augei del aria, e in pesci in mare
Quel dolce mal’ the Amor dispensar suole,
La salamandra in foco monstra amare,
Quasi huom’ e Donna e’n ciel la Luna e il Sole,
A’ vicenda si vanno a rincontrare,
E per li corsi lor genetar puole,
Ogni cosa creata in questo immenso.
Herbe,plante, metalli senza senso.


Sente il foco d’Amor la pietra dura
Benche sia senza spirto e senza vita,
l’Vna palma per l’altra con gran cura
s’Incurua al fiume, e al’union l’inuita,
Sen za ragion l’humana alma Natura
Non fu creata, e in donna, e’n huom partita,
Ma perche vnendo insieme i corpi, e l’alme
Desse ristoro à le mondane salme.

Nessuna cosa è stata fatta à caso
Da la madre Natura in questo monde,
Tutto quanto contien l’orto, e l’occaso,
Fu col compasse misurato à tondo,
Il tutto è con bell’ordine rimaso,
Il tutto è buono & vtile, e fecondo,
Tu dunque, a mortal folie che disprezzi
La donna, e sdegni gl’amorosi vezzi

Ch’ altro se tu, ch’un huom di te nemicos
Huom priuo d’ogni ben, d’ogni contento,
d’Ogni animal seluaggio piu mendico
Viuendo in solitudine, e tormento
Huomo inhuman de nos stimar vn fico,
Priuo di spirto, e d’ogni sentimento:
Ben titroui à ragion pieuo d’horrore
Come nemico al dolce Dio d’Amore.


Amor de gl’anni tempra l’amarezza,
Adolcisse il dolor,rende l’huom page
Tu senza Amor non hauerai dolcezza
Ne nè sigli vedraila propria imago,
Cadera l’human seme,e ogni allegrezza
Se di moltiplicar non è l’huom vago;
Guai à se cadi essendo solo
Alcun non t’alzera,starai nel suolo.

Il laccio scempio debole, e sottile
Men resiste che il doppio,e presto è manco,
Chi non produce al mondo vn sou simile
Non dec la giouentu honorar’ vn quanco:
O qual piacer, quando il sigliuol gentile
Honora te,che il padre honnorast’ auco!
Et tu non men sei folle ò Donninciuola
Ch’Amor fuggi sdegnosa, e vini sola,

Qual gusta haurai viuendo in questa guisa?
Qual frutto coglieranno i tuoi risiuti?
Quando la tua beltà sarà diuisa,
Quando i tuai biondi crin saran canuti,
Quand’ ogni ruga nello fronte aßisa,
Stomaco al huom farà si che ne sputi,
Quando l’aurate guancie ben pregiate
Diuerranno odiose,e inargentate,


Quando i coralli de le labra belle.
Il tempo imbiancherà, che il bello affrena,
E quando de bell’ acchi le due stelle
s’Oscuriranno, e curua haurai la schena,
Alhor d’hauer estinto le fiammelle
Del dolce Amor’ hourai dolore e pena,
E ripentita, e mesta piangerai
Il tempo, che fuggito non vien mai.

Per Amor fiorèrai con gran decoro,
Fia senza Amor la tua belezza vn niente,
Che à te no seruirà più che il thesoro,
Che l’vsurario in terra tien latente,
O come gemma non legata in oro,
Nascosta viuerai sola, & algente.
Alcun non t’amera, sarai schernita
Dal tempo, al mondo à schifo, & abborrita.

Qual maggior ben che di veder l’amante
Seruirti,e vagheggiarti con sospirie
Hor qual Nume adorar’ il tuo sembiante,
Hora spiegarti il dolci suoi martiri.
Hor mesto, hor lieto, hor stabile, hor tremante,
E sempre obediente a tuoi desiri
O’che gioia, ò che spazzo, ò che dolcezza,
Se non lasei perir la tua belizza.


Florida giouenta feconda e vagà
Segui lieta però l’alma Naturà,
Chi di si degna guida non s’appaga,
Mena vita infelice acerba, e dura,
t’Eusegnera ogni amoresa piaga
Questa ch’humil si dono mia pittura,
Seguita la ragion’,imita il buono,
E segno da ,che ti sia grato il dono.

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